Starbucks a Milano: che cosa è successo in un mese?

Starbucks a Milano: che cosa è successo in un mese? 1200 630 Carmela Parisi

Il “tempio del caffè”, così come lo hanno rinominato, ha aperto un mese fa nella patria dell’espresso.

È stata un’apertura in grande stile quella del colosso di Seattle – la cui prima caffetteria aprì nel 1971. La cerimonia, infatti, è stata divisa in due parti: una dedicata ai 1200 ospiti personalmente invitati e l’altra per il grande pubblico che ha aspettato fuori dalle porte della caffetteria americana.

Un ritorno di fiamma

Il proprietario, mr. Howard Schultz, ritorna a Milano per concludere ciò che aveva iniziato nel 1983: in un viaggio nella città italiana, infatti, visitò i caffè e trovò lì l’ispirazione per l’archittettura delle sue caffetterie.

Ed è proprio l’architettura della sede una delle caratteristiche principali della caffetteria milanese: il palazzo storico, che un tempo ospitava il Palazzo delle Poste, in piazza Cordusio. 2.300 metri quadri, marmo di Calacatta Macchia Vecchia usato per creare, con un unico blocco, il bancone principale del bar, legno e pelle, attenzione ai dettagli e un angolo dedicato al mixologyst.

Business si, ma con uno sguardo attento all’arte italiana.

Non una semplice caffetteria, ma una Reserve Roastery con al centro una grande macchina verde e oro – prodotta a Cinisello Balsamo dall’azienda Scolari Engineering – che tosta il caffè 24 ore su 24; una vera e propria fabbrica del caffè in pieno centro a Milano che produce ogni giorno 3.450kg di caffè.

Molto più di una strategia di marketing

È passato un mese dall’apertura del colosso del caffè nella città italiana e in questo lasso di tempo si sono registrati circa dieci mila utenti nella caffetteria milanese; il profilo ufficiale facebook della Reserve Roastery conta dodici mila like (dalla data di apertura della pagina a metà luglio). Dal 30 luglio al 14 ottobre il profilo ha raggiunto 14,4 mila followers su Instagram e 13,5 mila su Facebook.

Nel corso del primo mese di apertura molte sono state le polemiche alimentate attorno al colosso americano: dal prezzo dell’Espresso (1,80 €) per cui il Codacons ha aperto un’interrogazione parlamentare, alle lunghe file d’attesa fino alla polemica scatenata da Tommaso Zorzi (rampollo milanese) dopo essere stato invitato ad uscire per via del suo cane.

Ma la caffetteria (se così la vogliamo chiamare) di Milano non è un semplice bar. Il proprietario infatti ha voluto creare una vera e propria torrefazione. Ne esistono solo 3 al mondo, Seattle, Shangai e Milano e altre tre sono in arrivo a New York, Tokyo e Chicago.

La torrefazione milanese, sia per la quantità di caffè prodotto al giorno, sia per la sua posizione strategica potrebbe servire in futuro, come nei piani originali di Schultz, a soddisfare il fabbisogno di caffè delle caffetterie Starbucks europee.

La Reserve Roastery non è il classico “Starbucks Bar” che troviamo in giro per le capitali del mondo, una caffetteria dove ordinare Spiced Pumpkin latte o Frappuccino; è il luogo in cui degustare e addentrarsi nella storia del caffè, assaporando nuove miscele pregiate.

D’altronde, nella patria dell’espresso, non poteva essere altrimenti.

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