Adriano Olivetti: la tecnologia per le persone

Adriano Olivetti: la tecnologia per le persone 1200 595 Anna Lisa Di Vincenzo

Questo è il primo di una serie di articoli che ti daranno l’ispirazione giusta, attraverso il racconto di storie di successo vere, verissime, reali. E il primo grande genio italiano che ti presentiamo è proprio lui, Adriano Olivetti.

La storia che non conosciamo

Facendo ricerche per scrivere questo testo, mi sono resa conto che non conoscevo nulla di questa figura quasi mitologica. Le macchine da scrivere, manco a dirlo, le ho sempre adorate.

Ma dietro questo prodotto, chi c’era?

Sarà stata la scomparsa prematura di Adriano Olivetti o il fatto che procedesse a una velocità diversa rispetto a quella dell’Italia dei suoi tempi, ma sappiamo davvero poco dell’imprenditore e della persona che era.

Ho provato a tracciare, a partire da interviste, siti dedicati e articoli di giornale, il suo profilo: quello che ne è venuto fuori è una descrizione davvero affascinante.

Chi era Adriano Olivetti?

Nato nel 1901, ragazzo studioso, apprendista nella fabbrica di suo padre che, appunto, costruiva macchine per scrivere. Un’azienda che funzionava, ma senza molte pretese.

Adriano, dopo un viaggio negli USA, inizia a mettere in pratica le sue idee nuove nell’impresa di famiglia con un unico obiettivo: modernizzare la produzione e creare prodotti innovativi, per una società in pieno cambiamento.

Negli anni Cinquanta, quelli del boom economico, la Olivetti viene consacrata come vero brand tecnologico anche all’estero. È proprio allora che nascono la Lexikon 80, la calcolatrice Divisumma 24 e la celeberrima macchina per scrivere portatile Lettera 22. Ancora oggi veri e propri oggetti del desiderio per gli amanti del vintage.

Parallelamente alla crescita imprenditoriale e industriale, Adriano si occuperà sempre di cultura, arte, architettura e politica.

Ma cosa lo rende, ancora oggi, una vera e propria icona?

Ho riportato quattro aspetti distintivi di quest’uomo e del suo lavoro, aspetti a cui i veri imprenditori di successo dovrebbero far attenzione. Anche nel nostro secolo.

L’idea fissa

In un’intervista al nipote, il giornalista chiede com’era davvero Adriano Olivetti al lavoro, come viveva il suo mestiere: Beniamino Liguori de’ Liguori Carino ruba l’espressione “l’idea fissa” a Paul Valery per definire il modo in cui suo nonno si impegnava ogni giorno.

Per l’imprenditore si trattava di qualcosa in più del semplice produrre dispositivi, oggetti tecnologici. C’era una passione, una fame di sapere, un’attenzione costante a migliorare il prodotto, ad andare oltre. Un vero fuoco che non smetteva mai di ardere.

E questo dovrebbe essere il motore di ogni azienda.

La cultura

Adriano Olivetti negli anni Trenta fondò una rivista, Tecnica e Organizzazione e prima della II Guerra Mondiale, durante l’esilio in Svizzera, scrisse il libro L’ordine politico delle comunità. Creò il famoso Movimento Comunità, con cui vinse anche le elezioni e divenne sindaco di Ivrea negli anni Cinquanta

La sua attenzione al dibattito culturale e politico fu fondamentale anche per il suo lavoro: Adriano riusciva, in questo modo, a vivere appieno il suo tempo, accogliendo tutte le spinte innovatrici e mantenendo stretto il contatto con la realtà.

Conoscere il panorama in cui ci si muove, le aspettative e i problemi del proprio tempo aiuta sicuramente l’imprenditore a creare prodotti utili, che trovano posto nel mercato e in un contesto sociale specifico.

Le persone

Molti hanno messo a confronto in questi anni il genio italiano con Steve Jobs, ma altrettanti hanno tenuto a precisare che Olivetti ha sempre lavorato per una tecnologia che “aiutasse” le persone, che fosse al loro servizio, un mezzo “popolare” per diffondere istruzione e cultura.

E questo è chiaro in molte iniziative portare avanti dal Signore delle macchine per scrivere.

L’imprenditore è stato un antesignano nella cura della comunicazione: agli inizi degli anni Trenta creò un nuovo ufficio, il Servizio Pubblicità. In poche parole, questo doveva occuparsi di comunicare in modo chiaro e piacevole con le persone. Far conoscere i prodotti e come questi potevano semplificare la loro vita, senza dimenticare l’estetica e il design. Non a caso, in IBM molti paragonavano le tristi macchine statunitensi ai frizzanti prodotti italiani, a favore ovviamente di questi ultimi.

Ma la cura per le persone non stava solo nella creazione del prodotto e nella sua comunicazione, ma anche nei rapporti con i dipendenti. Infatti la Olivetti fu una delle prime industrie a ridurre gli orari di lavoro per lo stesso salario, in anticipo sulla legislazione italiana.

Una sorta di pioniere della Dream Company, che lavorava a un progetto con le persone e per le persone.

L’innovazione

Ora scoprirai una cosa sconvolgente.

Il pioniere dello store immersivo, da cui ha preso le mosse il modello Apple Store, fu proprio Olivetti.

Adriano contattò, nel 1954, gli architetti Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Rogers per progettare un negozio al numero 584 della Fifth Avenue di New York. Che non fosse solo un luogo di vendita, ma uno spazio architettonico fatto di visioni, intuizioni, design. Di bellezza e tecnologia.

Ecco, basta questo per capire quanto lo sguardo di Adriano guardasse avanti, come questo imprenditore si muovesse a un ritmo che gli altri non riuscivano a tenere.

Altra cosa molto interessante che ti segnalo è che, dagli archivi NARA di Washington, pubblicati solo nel 2008, è venuto fuori che un agente della CIA era molto vicino a Olivetti e passava informazioni periodicamente agli USA. Non solo sull’industria di Ivrea ma, soprattutto, sulla vicenda politica e sociale dell’imprenditore.

Una personalità sfaccettata, frizzante, che non voleva solo produrre tecnologia, ma dare forma al futuro. Tanto innovatrice, da essere seguita con interesse anche dal Paese della modernità per antonomasia.

Adriano Olivetti si spense improvvisamente nel 1960, durante un viaggio in treno. Ma la sua, ancora oggi, è un’azienda con 36.000 dipendenti, presente in Italia e all’estero.

Soprattutto, come avrebbe voluto Adriano, è un progetto. Industriale, culturale e sociale.

Continua a seguirci per leggere altre storie di successo. E chissà che non troverai proprio la giusta dose di ispirazione per la tua idea!

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