Testi lunghi o corti: Long is more

Testi lunghi o corti: Long is more 1200 595 Gianfranco Marramiero

In questo periodo di profondo cambiamento, molti imprenditori refrattari – ante Covid-19 – all’uso della comunicazione online, hanno necessariamente dovuto rivedere la loro posizione e fare un “salto” verso il digitale trovandosi, loro malgrado, costretti a dover comunicare attraverso il web.

Ed è proprio a quel punto che si sono trovati a porsi tutti la stessa domanda.

“Quanto devono essere lunghi i post che scrivo per il mio blog? E sui social?”
Lunghi o corti? Questo è il dilemma.

Sulla densità dei contenuti di post e articoli negli anni, si è aperta una vera e propria “religion war”.

Ci sono i seguaci del cosiddetto minimalismo digitale, quelli che “è meglio scrivere contenuti corti perché le persone non leggono e il livello di attenzione oggigiorno è inferiore a quella di un pesce rosso” che, per alcuni versi, può essere anche vero, anche se come vedremo non sempre è così.

C’è invece chi propende per la filosofia “se i contenuti sono interessanti per il pubblico, puoi scrivere anche un’enciclopedia, ma il lettore non staccherà mai gli occhi dal suo smartphone”. Allora dov’è la verità?

Al di là delle filosofie, ci sono i numeri che non mentono mai e ci consentono di dire, parafrasando una famosa frase dall’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe, che “Long is more“. Come vedremo a breve, infatti, sono diversi gli studi che permettono di decretare il vincitore indiscusso tra contenuti lunghi e testi brevi.

Le analisi di BuzzSumo e il caso Neil Patel

Uno di questi studi è stato condotto da Moz e BuzzSumo, che hanno messo sotto la lente di ingrandimento oltre 1 milione di articoli e pagine web, per capire qual è il fattore che più di tutti spinge le persone a condividere e linkare:

Fonte: MOZ.com

Alla luce di questi dati, non sembrerebbero esserci dubbi: i contenuti con oltre 3.000 parole hanno dei risultati superiori in termini di condivisione (qui l’analisi completa).

A confermare questa analisi c’è anche uno studio personale di Neil Patel, che ha fatto un’analisi, mettendo a confronto i suoi post più lunghi e più brevi di 1.500 parole, scoprendo che i suoi contenuti più lunghi risultavano essere più condivisi sui social rispetto a quelli più brevi.

Quindi qual è la lunghezza ideale di un contenuto?

Secondo l’analisi di Buffer, la lunghezza ideale per ottenere un maggiore engagement è tra le 1.800 e le 2.500 parole: un buon compromesso che permette di ottenere un buon ranking nei motori di ricerca e ricevere più condivisioni e likes.

Questi dati confermano, quindi, che per quanto gli utenti vadano veloci sui loro device e il livello di attenzione sia più basso rispetto al passato, tendono comunque a preferire e condividere un contenuto lungo, completo e con informazioni di valore.

Anche Google, come una sorta di “Salomone Digitale” si muove in questa direzione, premiando in termini di visibilità coloro che danno (in termini di ricchezza dei contenuti) prima di ricevere (condivisioni e reactions).

Da queste analisi sembrerebbe emergere che basta scrivere testi lunghi e “allungare il brodo” per ottenere risultati, giusto?

Niente di più sbagliato, poiché alla fine quello che conta davvero è la qualità di quello che scriviamo nei nostri testi, parole che devono entrare nel cuore del lettore e che da sole riescono ad aggiungere un granello di conoscenza o consapevolezza in più nella vita delle persone che li leggono.

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